Intervista a Dario Ballantini, artista dell’immagine, attore teatrale, creatore di spettacoli viventi su sé stesso e sulla tela. Il vero Ballantini si racconta a Teatro.it.
Imitatore, pittore, scultore, attore e cantante: talenti coltivati fin da giovanissimo, costruiti e perfezionati nel tempo. Lunghe gavette che hanno portato a una doppia carriera artistica, nello spettacolo e nelle arti figurative. Continuando a portare a Teatro il suo Da Balla a Dalla, si prepara al debutto nazionale del suo nuovo spettacolo Ballantini e Petrolini , in scena dal 19 febbraio all’OFF/OFF Theatre di Roma.
Avere molti talenti significa fare la gavetta più volte. Come si è sentito quando ha “ricominciato”?
Sapendo che la gavetta vuol dire farsi le ossa e magari commettere meno errori, nelle mie seconde volte ho avuto molto più pazienza della prima. Da giovani è sempre un po’ più dura, ti senti vittima delle ingiustizie. Poi obiettivamente… non dico che la consiglierei, ma è una scuola anche quella. Credo che la cosa da imparare sia stato capire che chi ti critica e ti fa delle osservazioni, ti stimola, costringendoti ad un autocritica che insieme alla costanza sono le cose più importanti da mantenere. Sempre che i pareri degli altri siano sinceri: meglio cattivi e spietati, che dei falsi “signorsì”.
L’espressione nelle varie forme artistiche è catarsi, liberazione di emozioni. La prova maggiormente nella pittura o nell'imitazione?
Nella pittura, perché sono solo con me stesso, non c’è subito il confronto con chi ho intorno. Il pubblico c’è, ma dopo. In effetti mi sento più libero, sebbene anche lì io risenta di tutte le voci che mi sono rimaste dentro, di chi mi ha seguito quando a Livorno facevo le prime mostre. C’erano pittori più anziani, più esperti. E anche adesso sento sempre la presenza di qualcuno che mi osserva per vedere se non faccio errori.
Un sintomo di umiltà...
Sì, ma non di modestia, perché io farei un distinguo fra le due cose. La modestia la vedo più una cosa alla Fantozzi, l’umiltà invece è più concreta, quasi un dovere. Non è che uno si deve mettere sul piedistallo perché sa fare qualcosa. Ce ne saranno altre cento che non sa fare!
Un personaggio molto importante per lei è stato Lucio Dalla, diventato anche suo amico. Così è nato Da Balla a Dalla: ci racconta qualcosa di questo suo spettacolo?
Siamo in tour dallo scorso novembre e continuiamo fino a fine marzo. Qui racconto tutta la mia vicenda di fan appassionato di Dalla, sia come cantautore che come volto, perché lo ritraevo nei diari di scuola che ho conservato. Negli anni della gavetta ne fui un imitatore follemente identico: con la mania di perfezionismo che avevo, fu uno dei migliori di quel periodo.
In TV però non l’ha mai portato!
In effetti, no. Ma accadde che tanti anni dopo, con il successo dell’imitazione di Valentino, conoscendo diversi personaggi incontrai anche lui, che si appassionò alla mia pittura fino al regalo finale: cantare gratuitamente alla mostra dei miei venticinque anni di carriera. Mi fece questo grande dono e io potei fargli vedere i disegni di quando ero in terza media: è stato bellissimo!
E poi lei ha contraccambiato.
Sì, sapevo che avrei potuto replicarlo in maniera identica e il regista di questo spettacolo - che è poi anche il mio manager, Massimo Licinio - ebbe l’intuizione di dirmi: “Se scrivi tutta la tua vicenda e la porti in teatro, diventa un omaggio particolare.” C’era la paura che ci fosse qualcosa di non consono nel far rivivere il personaggio, invece è come aver creato un biophic.
Per INFO e DATE dello spettacolo Ballantini e Petrolini(Scheda dello spettacolo)
Per INFO e DATE dello spettacolo Da Balla a Dalla (Scheda dello spettacolo)
La realizzazione dei quadri o la scelta di un personaggio: capita mai di incrociarle, di avere idee contemporaneamente per entrambe?
Mi capita sempre e a volte lo faccio anche capitare apposta. Ad esempio, la mattina mentre mi truccano per “Striscia” ho un foglio davanti dove faccio dei bozzetti o dei disegni. In me convivono le due cose.
Il suo profilo Instagram riporta la frase: “Studiare il volto umano è un esercizio per me infinito”. C’è un personaggio per cui l’esercizio è stato particolarmente lungo?
Fu molto lungo Montezemolo. Quando lo feci all'inizio, non mi sembrava proprio identico, tanto è vero che lo portai in coppia con Alvaro Vitali, dove lui era Jean Todt, e la buttammo più sulla farsa, sulla gag. Tutti mi dissero poi che ero uguale, invece secondo me non era proprio così. Sembravo più quasi un De Sica impazzito, che Montezemolo.
Una sua frase che mi ha incuriosito molto è: “Mi riposo nelle vite degli altri”. Ce la spiega?
Mi riferivo al fatto che in tanti si stupiscono quando vedono che faccia ho. Essendo abituati a vedere in me da trentacinque anni le maschere, non si sa più chi sei davvero… si meravigliano di vedermi giovanile. Io dico allora: “Sarà perché quando mi metto nella vita di un altro, si blocca la mia e mi congelo”. Da un lato era una battuta, però è venuta fuori la parola “riposo”: evidentemente quando si interpreta un altro, il peso di sopportare sé stessi si alleggerisce. Potrebbe essere un’operazione da psicanalisi…
Oltre a Totò e Noschese, uno dei suoi miti è Petrolini e adesso si prepara a portare in scena Ballantini & Petrolini. Quanto lavoro ha comportato?
C’è stata una preparazione doppia perché l’avevo già rappresentato venticinque anni fa, in modo più acerbo. Il suo repertorio ce l’avevo già dentro. Dopo aver fatto lo spettacolo su Dalla, però, capendo meglio qual è il mio stile, l’ho rivestito di un nuovo modo di raccontare. Adesso lo faccio in maniera più matura.
E debutta proprio nella via dove lui è nato.
Sì, l’OFF/OFF Theatre è in Via Giulia, che è anche la via più antica di Roma! L’ho preparato anche guardando nuovamente i suoi filmati, per assorbire lui ancora di più. Però parte veramente da lontano. Quando facevo le mie prime serate in Toscana, anziché fare le solite imitazioni di Mike Bongiorno, Corrado ecc… facevo Dalla, Jannacci, Ray Charles, Paolo Conte e ci mettevo anche i personaggi di Petrolini.
Quali suoi personaggi porta in scena? Me ne vuole descrivere qualcuno?
Ci sono alcune prelibatezze. Fortunello, che anticipò di poco i futuristi, fatto di scioglilingua e rime assurde. Praticamente, essendo cantato, anticipa il rap di cento anni. Poi ho scoperto un suo inedito: aveva creato il personaggio della sonnambula abruzzese, una specie di maga da prendere in giro. E adesso ci sono quei comici che fanno finta di essere dei maghi, che ironizzano…
Un precursore dei tempi anche qui, dunque.
Eh, sì. Come anche con Gastone, con il tema della dissolutezza degli attori. Egli alla fine parla addirittura di non avere nulla nel cervello, se non la cocaina. C’è poi la parodia del Duce con Nerone. Nonostante lui avesse aderito al fascismo, ha avuto questa stranezza di prendere in giro il Duce ed essere addirittura tollerato. Una cosa questa su cui il dibattito è ancora aperto, se lui fosse davvero aderente al fascismo, oppure volesse contestarlo.
Per INFO e DATE dello spettacolo Ballantini e Petrolini(Scheda dello spettacolo)
Per INFO e DATE dello spettacolo Da Balla a Dalla (Scheda dello spettacolo)